:: rassegna stampa

La Repubblica, 29 gennaio 2005

[...] alla Cavallerizza dove è in scena per il cartellone dello Stabile "Dove il cielo va a finire. Una storia per Mia Martini" di Piergiorgio Paterlini interpretata con grandissima intensità da Gianluca Ferrato. Se "Singles" è lavoro nazional-popolare, questo è di nicchia, intellettuale, potente a tratti, ma sempre mediato da quel diaframma che certo si vorrebbe almeno incrinato.

Alfonso Cipolla


La Stampa, 31 gennaio 2005

Torino, monologo di Pergiorgio Paterlini con Gianluca Ferrato
"Il cielo va a finire" da Mia Martini
Un omaggio, non una celebrazione della cantante scomparsa

Quasi dieci anni sono passati dallas comparsa di Mia Martini e il suo spirito inquieto rivive oggi in "Dove il cielo va a finire", un monologo scritto da Piergiorgio Paterlini e interpretato con passione da Gianluca Ferrato in scena fino a ieri alla Cavallerizza. Un omaggio, non una celebrazione e tantomeno un biografismo. Non è lei la protagonista del racconto, ma le sue canzoni fanno da colonna sonora alla storia di Teresio e Luciana. Lui è un uomo maturo, non vedente dalla nascita che ricorda il suo unico e grande amore, una coetanea incontrata nell'adolescenza. La cecità rappresenta un ostacolo non da poco e ad essa si aggiunge la condizione familiare di Luciana, perseguitata da un padre violento che la sottomette a continue umiliazioni. Da qui la decisione di fuggire per sempre, lontano da una realtà ostile come quella del suo paese e perfino aiutata da Teresio che pur amandola la allontana verso un destino diverso e alla fine tragico. Dopo vent'anni di silenzio Luciana decide di tornare ma appena scesa dalla corriera viene investita e muore, involontariamente uccisa dal padre. E da qui la narrazione diventa ipotesi su ciò che sarebbe potuto essere e non è stato, metafore di sentimenti mai vissuti ma sentiti con la passione, anche carnale, di Teresio. Una storia di sogni non realizzati, dove il destino crea illusioni di felicità e si arrende alla dolcezza della sera che scende e porta via anche le ultime speranze. In una scenografia essenziale, un labirinto quadrato dove Gianluca Ferrato cammina, si siede e fa piccoli salti tra gli ostacoli prima con l'aiuto di un bastone bianco poi da solo, il racconto scorre veloce nei 70 minuti diretti da Bruno Montefusco e sostenuti dalla presenza dei tre bravi musicisti Enzo De Rosa, Giuseppe Tortora e Ferruccio.

Mario Priolo


:: foto di scena [spettacolo del 30 giugno 2004]


:: foto di scena Neri Oddo [Teatro Litta, Milano 2008]

 

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